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La rotta verso Est
L'operazione Fiat-Zastava arriva in un momento delicato per il Lingotto. Il netto calo del mercato dell'auto nel 2008 ha fatto scivolare il titolo in Borsa (-35% dall'inizio dell'anno). Inoltre, nelle parole di Marchionne, il mercato dell'auto in Italia a giugno «è stato disastroso» così come nel mese di maggio. E, come se ciò non bastasse, ha aggiunto l'altro giorno alla presentazione dell'Alfa Mito, lo sciopero degli autotrasportatori contro il caro gasolio annunciato per fine giugno rischia di indurre il gruppo Fiat alla chiusura degli stabilimenti.
Ma, al di là di queste ultime criticità, Termini Imerese chiuderà comunque a luglio per tre settimane di formazione (sul modello di Pomigliano), che permetteranno anche di contenere gli stock di vetture. Le prospettive per il resto dell'anno sono incerte. L'intesa con Zastava ha però un carattere strategico, e si inserisce in una linea seguita da tutti i costruttori: non è un caso che Mercedes abbia annunciato proprio in settimana un maxinvestimento in Ungheria. Per Fiat, oltre alla terza base produttiva a basso costo (dopo Polonia e Turchia) per esportare verso l'Europa occidentale, c'è anche - ancora più a Est - il grande mercato russo in pieno boom. E la Serbia l'unico Paese fuori dall'ex Urss ad avere un accordo di libero scambio con la Russia, in base al quale - per esempio - Zastava rifornisce già di componenti, esente da dazi, la AvtoVaz.
«L'accordo non copre per ora le auto intere - spiega Ljubic - ma il nostro Governo sta negoziando per la sua estensione». Potrebbe Zastava diventare un marchio low cost del gruppo Fiat? È presto per dirlo. In casi come la Skoda o la Dacia ci sono voluti parecchi anni - da cinque a dieci - per completare la trasformazione. Ma la sfida della velocità è quella che appassiona di più Marchionne.